Ancora le razze umane – tra politica e antropologia biologica

A cadenza periodica i media italiani danno spazio a infelici uscite di tale politico che si esprimono su temi riguardanti la razza, scatenando oltraggio e indignazione nelle frange liberali e arrampicamenti storici/etimologici o banalità da bar dalla parte offesa per giustificare le proprie parole. Quando si cerca di contestualizzare l’uso del termine razza si cita sempre più o meno volontariamente (e più o meno appropriatamente) l’antropologia, rea di aver legittimato il concetto in epoche storiche passate, e che tutt’oggi ricorre allo stesso termine (ad esempio negli USA, dove si usa comunemente la parola “race”) o a sinonimi per esprimere diversità categoriche nell’aspetto fisico degli individui (penso in particolare all’ambito forense o medico).

È corretto continuare a utilizzare il termine razza? Cosa ne pensa l’antropologia, e in particolare la genetica? Perché le osservazioni degli scienziati sembrano contraddire il senso comune? Qual è il limite tra il politicamente corretto e un affermazione oggettivamente errata?

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Returning the results of a genetic study: Chachapoyas, Peru

Last month I had the chance to visit the town of Chachapoyas, north Peru, for a very important mission: returning the genetic results of our study about the linguistic and historical diversity of the region. That was a special occasion to discuss what we learned from the project, to meet friends again, and last but not least, as a geneticist, to get feedback from the participants of the study and learn which information is more meaningful to them. But what does it mean returning genetic results? how should we do it, and why is it important? With this first post I want to approach a theme that is often neglected in our field.
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